Italia

Al via il nuovo anno scolastico, quasi otto milioni gli iscritti alla scuola statale

Un'insegnante durante una lezione in classe in una foto d'archivio. ANSA/ ALESSANDRO DI MEO

Al via il nuovo anno scolastico, quest’anno sono 7.861.925 i ragazzi iscritti nella scuola statale, oltre 960.000 quelli delle paritarie. Nella scuola pubblica sono più di 1 milione gli alunni dell’infanzia, 2.583.514 quelli della scuola primaria, 1.649.408 gli studenti della secondaria di I grado e 2.628.648 quelli della secondaria di II grado. Oltre 216.000 gli alunni con disabilità. Complessivamente, le classi saranno 369.902 distribuite in 8.384 istituzioni scolastiche. Fra le regioni con più alunni, la Lombardia (1.185.662), seguita da Campania (920.964), Sicilia (763.529), Lazio (741.633).

Il nuovo rapporto dell’organizzazione ‘Illuminiamo il Futuro 2030-Obiettivi per liberare i bambini dalla povertà educativa’, denuncia che quasi un quindicenne su quattro (25%) è sotto la soglia minima di competenze in matematica e quasi 1 su 5 (20%) in lettura, percentuale che raggiunge rispettivamente il 36% e il 29% fra gli adolescenti che vivono in famiglie con un basso livello socio-economico e culturale: povertà economica e povertà educativa, infatti, si alimentano reciprocamente e si trasmettono di generazione in generazione. Il rapporto evidenzia anche carenze di servizi e opportunità formative scolastiche ed extrascolastiche: solo il 14% dei bambini tra 0 e 2 anni riesce ad andare al nido o usufruire di servizi integrativi, il 68% delle classi della scuola primaria non offre il tempo pieno e il 64% dei minori non accede a una serie di attività ricreative, sportive, formative e culturali, con punte estreme in Campania (84%), Sicilia (79%) e Calabria (78%). In particolare, il 48,4% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro nell’anno precedente, il 69,4% non ha visitato un sito archeologico e il 55,2% un museo, il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva.

Nel quadro della Campagna ‘Illuminiamo il Futuro’, partita nel 2014 per sensibilizzare le istituzioni e contrastare il fenomeno e con l’obiettivo di eliminarlo entro il 2030, l’associazione indica 3 obiettivi: tutti i minori devono poter apprendere, sperimentare, sviluppare capacità, talenti e aspirazioni, devono poter avere accesso all’offerta educativa di qualità e deve essere eliminata la povertà minorile per favorire la crescita educativa.

“I dati che emergono dalle nostre elaborazioni rivelano un fenomeno allarmante: in Italia, una parte troppo ampia degli adolescenti è priva di quelle competenze necessarie per crescere e farsi strada nella vita – sottolinea Valerio Neri, direttore generale di Save the Children – La povertà educativa risulta più intensa nelle fasce di popolazione più disagiate (non dimentichiamo che in Italia più di 1 minore su 10 vive in condizioni di povertà estrema) e aggrava e consolida, come in un circolo vizioso, le condizioni di svantaggio e di impoverimento già presenti nel nucleo familiare”.

Il fenomeno della povertà educativa cresce al Sud e nelle isole, dove la percentuale di adolescenti che non consegue le competenze minime in matematica e lettura raggiunge rispettivamente il 44,2% e il 42%, con un picco estremo in Calabria (46% e 37%). In relazione al genere, le disuguaglianze colpiscono in modo particolare le ragazze per la matematica (il 23% delle alunne non raggiunge le competenze minime contro il 20% dei maschi), mentre i ragazzi sono meno competenti in lettura: il 23% risulta insufficiente contro l’11% delle coetanee.

Le ragazze e i ragazzi meridionali sono maggiormente svantaggiati sia in matematica che in lettura rispetto ai coetanei settentrionali: la percentuale delle ragazze che non raggiungono le competenze minime in matematica è del 32% al Sud, il doppio delle coetanee del Nord (16%) e la stessa differenza percentuale si riscontra per i maschi meridionali (28%) e i loro coetanei settentrionali (14%). Differenze di genere si osservano anche per le attività ricreative e culturali: il 51% delle minori tra i 6 e i 16 anni non ha fatto sport in modo continuativo contro il 40% dei maschi, mentre questi ultimi leggono meno, fanno poche attività culturali e navigano meno su Internet. Altro fattore della povertà educativa è l’origine migrante dei genitori: tra i ragazzi migranti di prima generazione il 41% non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica e lettura, incidenza che cala al 31% in matematica e al 29% in lettura per i quelli di seconda generazione.

“La povertà educativa non può essere un destino ineluttabile e non è accettabile che il futuro dei ragazzi sia determinato dalla loro provenienza sociale, geografica o di genere – sottolinea Raffaela Milano, direttore programmi Italia-Europa Save the Children – Le enormi diseguaglianze che colpiscono i bambini e i ragazzi vanno superate attivando subito un piano di contrasto alla povertà minorile e potenziando l’offerta di servizi educativi di qualità: i dati ci dimostrano che i servizi per la prima infanzia, le scuole attrezzate, le attività ricreative e culturali possono spezzare le catene intergenerazionali della povertà. Serve però uno sforzo comune e coordinato da parte delle istituzioni ad ogni livello e delle comunità locali e l’impegno per sconfiggere la povertà educativa deve diventare prioritario nell’agenda del governo”.

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