La sfida di una pittura che non fosse imitazione della natura, ma solo espressione di sentimenti ed emozioni. Questo, se volete, può essere il punto di partenza per addentrarsi nella mostra che andrà in scena a Palazzo Roverella a Rovigo dal 16 settembre: “I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia”, con la curatela di Giandomenico Romanelli.
La mostra, organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, è parte si un percorso collegato alle esposizioni già realizzate a Palazzo Roverella, sull’Ossessione nordica e sul Demone della modernità.
E nel corso di una presentazione alla stampa a Milano, Romanelli ha parlato espressamente di una “mostra ambiziosa” che torna a indagare sul periodo a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, nel quale venne forgiata la pittura moderna, anche come reazione all’Impressionsmo.
La figura chiave intorno a cui si muove la ricerca è quella di Paul Gauguin, ma la mostra rodigina si articola su cinque sezioni che dalla Bretagna spirituale di fine Ottocento ci porta anche in Italia, e in particolare a Burano, e analizza il lavoro di artisti come Emile Bernard, Maurice Denis, Paul Sérusier, ma anche gli italiani Gino Rossi e Arturo Martini, solo per citare alcuni nomi.
La lezione dei Nabis, i “profeti” di una nuova pittura, è probabilmente il cuore dell’esposizione, ma le
suggestioni suggerite dal lavoro di Romanelli sono molteplici.
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