Arte

Cattedrale di Gaeta, nove secoli di fede

La Cattedrale di Gaeta – attualmente dedicata a S. Erasmo, patrono della città e della Diocesi, – al momento della sua consacrazione da parte di Pasquale II (3 febbraio 1106) era dedicata all’Assunta e venne costruita nell’area di un precedente edifico di culto risalente al VII sec.: Santa Maria del Parco.

Nel suo impianto originario si presentava con forme romaniche, sette navate scandite da colonne sulle quale, nel XIII sec., vennero impiantati archi a sesto acuto alti 10 metri con volte in stile gotico. Dette colonne furono, alla fine del XVIII sec., inglobate in pesanti pilastri in muratura. L’attuale facciata fu realizzata nel 1903; l’edificio di culto subì gravi danni in seguito allo scoppio di una bomba avvenuto l’8 settembre 1943 che, tra l’altro, provocò la distruzione di una tela di Sebastiano Conca raffigurante l’Assunzione.

Accanto alla chiesa originaria era il Battistero, detto S. Giovanni in Fonte e demolito alla fine del XVI sec., mentre ora si innalza il maestoso campanile, uno dei più monumentali del Lazio, movimento da bifore e trifore, alleggerito da una serie di archetti incrociati di tradizione islamica ed impreziosito da numerosi bacini ceramici smaltati.

Nelle murature perimetrali sono inseriti reperti di età romana (in parte provenienti dal mausoleo di L. Sempronio Atratino), due sarcofagi marmorei, altrettanti bassorilievi con il pistrice che ingoia e poi rigetta Giona, ed una base calcarea con una lunga iscrizione attestante la definitiva sconfitta della colonia saracena del Garigliano (915). Essa fu opera della coalizione fortemente voluta e guidata dal papa Giovanni X ed all’interno della quale un ruolo determinante fu rivestito da Gaeta.

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All’interno della Cattedrale di Gaeta si conserva lo stendardo issato sulla nave ammiraglia pontificia nella Battaglia di Lepanto

All’interno della Cattedrale, posizione sopra all’altare maggiore, è lo stendardo, consegnato da papa Pio V a Marco Antonio Colonna ed issato sulla nave ammiraglia pontificia nella battaglia di Lepanto (2 ottobre 1571) che, sul mare, bloccò il tentativo dei Turchi di sottomettere l’Occidente europeo. Al ritorno nella Penisola esso fu donato dal patrizio romano alla Cattedrale di Gaeta, porto dal quale la flotta papalina aveva salpato verso il Levante. Al centro del drappo, realizzato in seta, sono dipinti il Crocifisso con ai lati gli apostoli Pietro e Paolo in origine preceduti dal motto costantiniano In hoc signo vinces attualmente, invece, posto in basso.

Prezioso è anche il candelabro pasquale (fine XIII sec) decorato con 24 soggetti legati alla vita di Cristo ed altrettanti a quella di Sant’Erasmo, santo che le fonti locali ricordano morto a Formia, sede di diocesi già nel V sec. d.C.

Quest’ultimo centro romano fu gravemente devastato dai Saraceni nell’846, episodio questo di poco successivo al trasferimento del corpo del santo all’interno dell’abitato gaetano, ove fu nascosto proprio nell’area di Santa Maria del Parco proprio per sottrarlo alle temute scorrerie arabe.

Il culto di Erasmo è ben documentato in tutto il Lazio meridionale arrivando fino a Veroli come, del resto, lo è quello di S. Magno che, dal litorale pontino, si diffuse nella Valle del Liri (Colle S. Magno), a Veroli per arrivare ad Anagni ove, nella locale Cattedrale, sono, tuttora, custodite le sue spoglie.

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La cripta risale al 1600

A Gaeta, al disotto dell’altare maggiore, si apre la cripta risalente al 1600 e la cui volta fu affrescata da Giacinto Brandi, buon pittore locale. Sono qui sepolti, dal 1622, i corpi dei santi Albina, Casto, Erasmo, Euporia, Innocenzo, Marciano, Probo e Secondino; di essi, fino a 1799, erano esposte in nicchie marmoree le relative statue d’argento fuso, saccheggiate dalle truppe francesi nei giorni dell’invasione del Regno di Napoli.

Nel Museo diocesano statue di età romane e tele dipinte da fiamminghi

dipinto-criscuolo-gaetaSuggestivo il Museo Diocesano, inaugurato nel 1956, ove sono custodite una significativa raccolta statuaria di età romana, frammenti del pulpito e dell’ambone della Cattedrale risalenti al XIII sec., importanti esemplari di suppellettile sacra fra i quali emergono gli Exultet – tre rotoli membranacei (X-XII sec.) caratterizzati da miniature policrome –, ventotto corali miniati di Vincenzo da Fondi (1569-1570) ed un nucleo di oggetti donati o lasciati per disposizione testamentaria da Pio IX.

Tra i quadri emerge la tavola raffigurante la Deposizione dipinta dal fiammingo Quentin Metsys (1466-1530) e fatta arrivare a Gaeta da Jacopo Vio, mercante originario del luogo. Infine, nel Museo Capitolare, degne di grande attenzione sono due testimonianze artistiche dell’XI sec.: la croce-reliquiario con il Pantocrator e la stauroteca pettorale donata alla Cattedrale dal cardinale Tommaso De Vio (1469-1530), uno dei più grandi interpreti di Tommaso d’Aquino, proveniente dal monastero di S. Giovanni a Piro nel Cilento.

 

 

 

Eugenio Maria Beranger

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