Dibattito

Beppe Severgnini, 3 modi per arginare le fake news

In un articolo pubblicato sul Corriere della Sera,(25 gennaio 2017) Beppe Severgnini affronta il delicato tema della fake news, che possono minare decisamente la nostra democrazia, come egli stesso scrive alla fine dell’articolo. Riproponiamo di seguito le tre indicazione che fornisce Severgnini per superare questo grave problema ed il link all’articolo completo pubblicato dal Corriere

Mi scrive un lettore (Giuseppe Barbesino gbarbesino@gmail.com): «Apra il sito http://www.ilcorriereditalia.it. Si tratta di un esempio della forza di Internet come veicolo di informazioni false, ma realistiche: quindi, pericolose. Centinaia di simili patacche hanno influenzato il voto americano e influenzeranno le prossime elezioni in Europa. Come difendiamo la democrazia da questo malanno, preservando la libertà di espressione?»…..

Le strade per uscire da questa situazione, che in un anno elettorale sta diventando pericolosa, sono tre.

La prima: educare il pubblico. Dovunque: nei social, in rete, su tutti i media. In particolare in radio e in televisione, i mezzi più utili a raggiungere persone che possono lasciarsi ingannare da queste operazioni fraudolente.

La seconda: cercare di capire se ci sono Stati esteri — la Russia, in particolare — o partiti politici italiani dietro ad alcune di queste attività. Buzzfeed ha condotto un’inchiesta (realizzata da Craig Silverman e Alberto Nardelli, ex data editor del Guardian) e ha puntato il dito contro il Movimento 5 Stelle, citando siti come TzeTze, La Cosa, e La Fucina, controllati dalla Casaleggio Associati, società ora diretta da Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto. Fa piacere la moderazione mostrata da Alessandro Di Battista a «DiMartedì» (La7). Ma l’onorevole Dibba deve assicurarci che il M5S non si lascia tentare da questi metodi, e non è alcun modo associato a queste iniziative.

La terza strada, decisiva. Alcuni di questi siti hanno un evidente scopo politico. Altri, no. Ma tutti si reggono su un meccanismo commerciale: fanno soldi con i clic, che garantiscono pubblicità. Aprendo http://www.ilcorriereditalia.it, come dicevo, compaiono pubblicità di marchi seri: American Express (carte di credito), Vodafone (telecomunicazioni), Under Armour (abbigliamento). Certamente stanno lì a causa di qualche algoritmo di allocazione della pubblicità. Ma intervenire si può; e si deve. Se American Express e Vodafone protestassero con chi distribuisce la loro pubblicità online — ho la sensazione che oggi lo faranno — sarebbe un passo avanti. Senza i soldi della pubblicità, infatti, quattro quinti dei falsificatori chiuderebbero bottega.

Credetemi, non sono sciocchezze: ne va della nostra democrazia. Che è imperfetta, indecisa, spesso irritante. Ma teniamocela stretta, finché c’è.

Leggi l’articolo completo sul sito web del Corriere della Sera

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