Storia Antica e Archeologia

Campania, la “Grotta di Sabatino”, presso San Pietro Infine, una cisterna di una villa rustica romana di epoca repubblicana

Percorrendo Via Annunziata Lunga, dopo la curva a gomito, denominata “curva di Vaccariello”, a circa 80 metri sulla sinistra salendo si può accedere ad una strada intercomunale che collega San Pietro Infine con San Vittore del Lazio, stradina che porta anche all’impianto sportivo del paese. Imboccata la strada, a soli 50 metri, voltando a destra, si accede ad un’altra stradina interpoderale che sale lungo le pendici di Monte Sambùcaro tra verdeggianti oliveti. Dopo alcune curve, e dopo aver percorso circa 300 metri, a quota 200 metri circa, si arriva nei pressi di un sito di notevole interesse archeologico, caratterizzato dalla presenza di un lungo e stretto ambiente artificiale voltato a botte, noto come “Grotta di Sabatino”. Dal rilievo e dall’analisi degli elementi presenti nella grotta, e delle strutture limitrofe, si può sostenere con convinzione l’ipotesi che la struttura sia riconducibile ad una cisterna di epoca romana che faceva parte di una villa rustica di epoca repubblicana (1).

La cisterna, che si sviluppa in direzione sudest-nordovest, è priva della parete di chiusura sudest, ma, in base ai dati raccolti e dal rilievo si può ritenere che la lunghezza interna originaria fosse pari a circa 25,40 m. Mentre la larghezza interna è pari 2,45 m e l’altezza, presa in chiave di volta, è pari a 2,85 metri. La copertura è realizzata con una volta a botte a tutto sesto, formata da conci di pietra grossolanamente squadrate di misure frontali medie pari a 10x35cm. L’interno è ricoperto da uno strato di intonaco impermeabile, recante sulle pareti verticali graffiti e disegni vari, realizzati quando la cisterna divenne oramai inservibile a causa del crollo della parete di chiusura nordest.
Sulla parete lunga, quasi nell’angolo nordovest della cisterna, è ancora visibile un canale di adduzione delle acque, lungo, per la parte visibile, circa 5,20 metri. Il cunicolo contiene molto pietrame di piccola pezzatura, probabilmente con l’originaria funzione di filtro dell’acqua piovana incanalata. Sul lato orientale il nucleo, in opus caementicium,di una struttura muraria si trova allineata con la chiusura ad est della cisterna e chiude il terrazzo superiore delimitato dalla cisterna.
La cisterna, realizzata in opera incerta e nucleo in cementizio, conserva ancora sul lato meridionale una sorta di pozzo ricavato all’interno della muratura, spessa 1,30 m circa, per attingere l’acqua. Il pozzo presenta all’esterno dell’ambiente un ingrossamento.

Nella parete verso valle, poco al di sopra dell’imposta della volta, vi sono tre fori di forma cilindrica che attraversano tutto lo spessore della muratura, che è pari a 1,40 m. I fori, sono inclinati verso l’interno della cisterna e hanno un diametro interno pari a 10 cm. La parte interna dei fori è foderata dall’accoppiamento di coppi in laterizio. Il primo foro dista dalla parete corta interna, posta a nordovest, circa 2,40 m, il secondo dista, sempre dalla parete corta, 11,30 m, mentre il terzo dista circa 20,40 m. I fori avevano la funzione di aerazione della cisterna.
A 16,60 metri dalla parete corta posta a nordovest, in corrispondenza della volta a botte vi è una botola quadrata di dimensioni 55x55cm dalla quale si poteva ispezionare la cisterna. Allo stato attuale la botola è chiusa da alcune pietre piatte nella parte estradossata della volta.
Un profondo scasso sito lungo la parete posta sul lato a monte della cisterna consente, oltre a desumere lo spessore della parete, che è pari a 1,40 metri, anche a constatare che lo spesso muro è il risultato di due muri portanti addossati.

In proseguimento della cisterna, sul lato corto posto a nordovest vi sono altri piccoli ambienti che sono stati resi visibili da una recente e sostanziale pulitura da rovi e sterpaglia. Il primo ambiente ha misure interne pari a 3,20×2,20m, ed è formata da muratura in opera incerta con dimensione delle pietre che variano dai 10 ai 20 cm. A monte di tale ambiente, altri resti di muratura permettono di ipotizzare l’esistenza di altri piccoli locali che erano a servizio della villa rustica. Sul lato sudovest è visibile un muro di sostruzione del terrazzamento posto a valle della cisterna che si estende per oltre sei metri, fino ad interrompersi in corrispondenza di una recente stradina interpoderale. La parte superiore del paramento esterno del muro, che è in opera incerta, risulta asportato, probabilmente per un riutilizzo delle stesse pietre in epoca posteriore.
Alcune tracce di superficie di massi allineati portano a ipotizzare la chiusura della terrazza superiore. Mentre a sudest, a pochi metri della cisterna, un voluminoso ammasso di muro in opera cementizia, lungo 5,60 metri circa, è quello che rimane del franamento della parete laterale di chiusura della terrazza posta a valle della cisterna.
Più a valle, oltre la stradina moderna, a quota inferiore di circa 4 o 5 metri, vi è un muro in opera poligonale di terrazzamento, riconducibile alla terza maniera, lungo 10 metri circa e alto un metro. I blocchi poligonali hanno misure medie variabili tra i 40 e i 60 cm. A circa quattro metri a monte di tale muro vi è un altro muro, parallelo al primo, ma realizzato in opera incerta. Entrambi i muri, benché si trovino a quota inferiore sono paralleli al lato lungo della cisterna. Un altro muro della terza maniera, di solo due filari, si trova a bordo della strada che fiancheggia il terrazzamento a valle della cisterna. A circa 70 metri a monte della cisterna un muro di terrazzamento sembra delimitare l’intera area della villa rustica. Mentre a pochi metri a nordovest della cisterna vi è un fosso di scolo dell’acqua piovana che poteva rappresentare il limite dell’area di pertinenza della villa rustica in questo lato. Sul versante opposto al fosso vi è una stradina che si inerpica tra gli oliveti per andare a ricollegarsi con un moderno serbatoio dell’acqua realizzato negli anni ’90 del secolo scorso.

Nella terrazza posta a monte della cisterna, oggi coltivata ad olivo, sono stati osservati resti di pavimento in cocciopesto, resti di tegole e materiale ceramico di superficie che, insieme alla cisterna e ai resti murari descritti, fanno ipotizzare che il sito sia da ricondurre a villa rustica romana, databile tra la fine del II sec. a.C. e l’epoca imperiale. Ciò in pieno accordo con il contesto ambientale di questo settore di territorio, nonché con il suo assetto topografico in antico; si tratta infatti di un’area particolarmente favorevole, dal punto di vista morfologico, in quanto caratterizzata da un ampio pianoro soprelevato rispetto ai terreni circostanti, ad accogliere le strutture di una struttura edilizia, disposta a sud e al contempo protetta e ventilata. Così come tante altre ville rustiche dello stesso periodo poste nelle vicinanze (2). Va precisato, inoltre, che poco più a valle esisteva il sito di Ad Flexum, posto lungo l’antica Via Latina (3).

Descrizione dei graffiti e dei disegni presenti sull’intonaco della cisterna.

L’intonaco interno della cisterna presenta su entrambe le pareti lunghe, nello specifico in una fascia compresa tra i 13 e i metri a 22 metri dalla parete corta di chiusura posta a sudovest, moltissimi graffiti e disegni. La maggior parte dei graffiti sono delle croci, di varie forme e dimensioni. Se ne sono contate 96 in tutto, 50 si trovano sulla parete a monte e 46 sulla parete a valle. Le dimensioni variano da quelle più piccole di circa 4 cm a quelle più grandi che arrivano anche a 35 cm, fa eccezione solo una croce, posta nella parte bassa della parete a monte. La croce è la più elaborata e presenta le estremità dei bracci a forma di punta di freccia. La presenza di tutte queste croci conduce ad ipotizzare che la cisterna sia stata utilizzata come luogo di sepoltura. Alcuni documenti, conservati presso l’archivio di Stato di Caserta, attestano che verso la fine del 1700 nella “Grotta di Sabatino” vi furono sepolte alcune persone morte di peste. La presenza di due date sulla parete a monte, entrambe riferite all’anno 1780, potrebbero fare riferimento proprio a queste sepolture.
Del resto è noto che non di rado vari siti archeologici abbandonati sono stati spesso utilizzati in passato come luoghi di sepoltura (4). Nel limitrofo territorio di Venafro, nella frazione di Vallecupa, un’antica cisterna di epoca romana è stata utilizzata in passato come fossa comune.
Altri graffiti sono riconducibili ad animali, quali cani e cavalli (di cui uno dotato anche di cavaliere), insetti ed anche sagome umane, di cui alcune sembrerebbero corpi di donne nude.
A 12 metri dalla parete corta posta a sudovest vi è un riquadro grossomodo rettangolare di base 40 cm circa per un’altezza di 13 cm circa. Il riquadro più volte rimarcato è disegnato a mano libera, probabilmente con una matita o con un carboncino. All’interno vi sono tre righi scritti. Nel primo, vi è riportata il nome di “Pirollo Antonio fu Eugenio” (5), al secondo rigo vi è la data “7-11-1919 ore 2 p.m”. Il terzo rigo, che doveva in origine riportare una frase in corsivo, risulta cancellata con scalpellatura. Rimangono non cancellati solo cinque punti allineati, di chiusura della frase. Sulla parte destra del riquadro alcune linee inclinate riportano alla mente una barca con vela triangolare. A pochi metri, più in basso vi è altra scritta “Sarto Toni”. Sulla parete a monte a 10 metri dalla parete sudovest un altro disegno fatto con una matita riporta il volto di una fanciulla sulla cui testa vi è la scritta “Signorina” disposta in modo tale da sembrare una corona. A pochi centimetri più in alto, a destra del volto di donna, un altro piccolo disegno riporta un dorso di uomo con giacca visto di profilo.

Inoltre, partendo dalla parete corta posta a nordovest si riscontrano:
A 13 metri vi è un graffito che rappresenta una figura umana con lunga tunica, le braccia sono ripiegate sul corpo, più in basso alcuni segni sembrano riconducibili ad un pugnale.
Tra il 14° e 15° metro vi è la sagoma, molto vaga, di un busto umano con testa.
Al 16° metro vi è un graffito che rappresenta un cane.
Al 17° metro vi è un corpo di donna nuda.
Tra il 17° e 18° metro le lettere maiuscole DRD, probabilmente iniziali di un cognome e nome (Forse Di Raddo Domenico?). Di lato compare una forma chiusa che sembrerebbe un frutto.
Tra i metri 18° e 20° tre figure di cani.
Sulla parete a valle si sono rilevati:
Tra il 1° e 2° metro un grafico a matita che sembrerebbe una bozza di una grossa croce. E comunque delle forme quadrangolari con quarti di cerchi interni, e una sorta di retinatura.
Al 7° metro una incisione che può essere ricondotta al corpo di una donna nuda.
Al 10° metro un graffito riproducente probabilmente un insetto, forse un ragno o una farfalla.
Dal 14° al 22° metro dalla parete nord ovest, croci alcune con le punte trilobate, altre a coda di rondine, altre finiscono a T. Alcune croci hanno i lati del braccio orizzontale inclinati verso l’alto.
Al 18° metro un cavaliere a cavallo, di misure complessive pari a 70×90 cm. I cavalli non hanno gli zoccoli ma sono a forma di zampe di uccello.
Sempre al 18° metro un quadrato e un cerchio, la scritta. Nella parte bassa un altro animale stilizzato che potrebbe essere un asino o un cane.

Note.
(1) Cfr. G. LENA, “Scoperte archeologiche nel Cassinate – Note di topografia antica”, Cassino 1980, Tav. p. 26; M.ZAMBARDI (a cura), “Itinerari Sampietresi. Alla scoperta di Monte Mambùcaro”, Itinerario 1, Associazione culturale Ad Flexum di San Pietro Infine (CE), 2003, pp. 3 e 4; M. ZAMBARDI, Tesi di “Laurea in Topografia Antica”, titolo “Il territorio di “Ad Flexum” e le mura in opera Poligonale di Monte Sambùcaro”, Seconda Università degli Studi di Napoli, Anno 2005-2006, “Scheda sito n. 6”, p. 34; M. ZAMBARDI, Tesi di Dottorato di Ricerca in “Metodologie conoscitive per la Conservazione e Valorizzazione dei Beni Culturali” – XXIII° Ciclo – (Seconda Università di Napoli, anni 2007/10) dal titolo “Carta archeologica di un settore di territorio a confine tra la Valle del Liri e la Piana di Venafro” (Settore Scientifico: Topografia Antica. Tutor: Prof.ssa Stefania Gigli Quilici).Scheda del “Sito n. 6”, p. 67 e 68.
(2) M. ZAMBARDI, “Ville rustiche e insediamenti produttivi-residenziali di età romana situati lungo la diramazione della Via Latina da Ad Flexum a Venafrum”, in Poster GSA (Giornate Scientifiche di Ateneo) 2009, Seconda Università di Napoli; M. ZAMBARDI, «La villa rustica di età repubblicana del Monticello. San Pietro Infine», in Studi Cassinati, CDSC, anno XIV, n. 3, Luglio – Settembre 2014, Cassino 2014, pp. 165-173;M. ZAMBARDI, “Recenti rinvenimenti archeologici nel territorio compreso tra Monte Sambùcaro e Monte Cèsima”, in “Le epigrafi della Valle di Comino”, Atti del Decimo Convegno Epigrafico Cominese (a cura di Heikki Solin), Sora – Abbazia di S. Domenico, Giugno 2013, pp. 81-94.
(3)M. ZAMBARDI, “La Via Latina nel territorio di Ad Flexum”, in Spigolature Aquinati, Storia e archeologia nella media valle dell’antico Liris, II, Castrocielo, 2007, pp. 113-124; M. ZAMBARDI, “Organizzazione del territorio in corrispondenza della mansio Ad Flexum”, in Casinum Oppidum (a cura di Eugenio Polito), Università di Cassino, Ercolano 2007, pp. 161-169;M. ZAMBARDI, «Rinvenimenti archeologici nel sito di Ad Flexum» in “Per la conoscenza dei beni culturali II” Seconda Università degli Studi di Napoli – Dottorato in Metodologie conoscitive per la Conservazione e Valorizzazione dei Beni Culturali. Napoli, 2009, pp. 41-51.
(4) M. ZAMBARDI, «Antica cisterna di età romana riutilizzata come “fossa comune” a Vallecupa (Venafro)», in Studi Cassinati, CDSC, anno XIV, n. 2, Aprile – Giugno 2014, Cassino 2014, pp. 85-88.
(5) Da una indagine anagrafica si è riusciti a risalire alla persona che effettuò la scritta. Si tratta di Antonio Pirollo, nato a San Pietro Infine il 28 marzo 1899, da Eugenio, artigiano, e da Caterina Angelone, casalinga. Quindi quando effettuò la scritta aveva 20 anni, ed era diventato orfano del padre da solo 10 mesi (il padre morì il 7 gennaio 1919 all’età di 48 anni). Antonio si è poi sposato con Maria Borrelli, ed è morto il 25 ottobre 1969, all’età di 70 anni.

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