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La battaglia del Volturno, nell’ottobre 1943 i tedeschi rallentano l’avanzata delle truppe alleate lungo il fiume

L’8 settembre 1943 il governo del maresciallo Badoglio, entrato in carica il 25 luglio dopo la destituzione di Mussolini, annunciò l’armistizio con gli Alleati, firmato già cinque giorni prima. Il giorno dopo, gli angloamericani sbarcavano nel golfo di Salerno marciando verso nord, nel tentativo di risalire rapidamente la penisola.

I tedeschi avevano già predisposto un piano militare per occupare l’Italia dopo la caduta di Mussolini nel luglio del 1943

I tedeschi non avevano perso tempo nel prendere misure adeguate, tali da fronteggiare il cambiamento dell’alleanza da parte del nuovo governo italiano. Appena dopo la caduta di Mussolini, nel luglio del 1943, il comando supremo della Wehrmacht ordinò di radunare le truppe sulle Alpi e preparò un piano per l’ingresso in Italia. Con il pretesto di salvaguardare le linee di rifornimento delle forze militari operanti nel territorio italiano, le avanguardie tedesche attraversarono la frontiera e occuparono i passi.

Prima della capitolazione dell’Italia, otto divisioni tedesche, agli ordini del feldmaresciallo Rommel, si posizionarono oltre la barriera alpina, pronte ad appoggiare le unità della Wehrmacht in azione nella parte meridionale della penisola6.

Gli Alleati prevedevano una rapida avanzata verso l’Italia settentrionale

«La rapida conquista della Sicilia indusse gli Alleati a prevedere che sarebbe stato possibile effettuare una rapida avanzata verso l’Italia settentrionale e, da qui, lanciare operazioni terrestri e anfibie contro la Francia meridionale e i Balcani», scriveva lo storico militare americano Martin Blumenson.

Invece, le previsioni elaborate dagli Alleati si rivelarono errate, poiché le divisioni tedesche si spostarono dall’Italia settentrionale verso sud per appoggiare le truppe del feldmaresciallo Kesselring. In un primo tempo, i tedeschi pensavano di disimpegnare le forze dall’Italia meridionale per organizzare una solida linea di sbarramento più a nord, sugli Appennini settentrionali, seguendo il piano di Rommel, il quale riteneva che un fronte nell’Italia meridionale potesse essere aggirato facilmente.

Il Comando tedesco aveva elaborato due piani per fronteggiare gl Alleati, prevalse la linea di Kesselring

Al contrario, Kesselring era convinto di riuscire a fermare al sud gli Alleati e le sue idee convinsero Hitler che, in una riunione convocata per decidere tra le opposte strategie sostenute dai suoi comandanti, acconsentì ad una linea difensiva a sud, nonostante il parere contrario di Rommel.

I tedeschi decisero di resistere creando una linea di difesa nell’Italia meridionale che, secondo le strategie del comandante Kesselring, doveva ritardare l’avanzata dell’esercito alleato verso nord. Per creare lo sbarramento, Kesselring decise di creare una linea difensiva nel punto più stretto della penisola, la linea Gustav, sfruttando le condizioni atmosferiche e le caratteristiche del territorio.

I tedeschi preparano la Linea Gustav

Il tracciato di questa linea partiva da Minturno sul Tirreno, attraversava gli Appennini, e terminava a Ortona sulla costa adriatica. Montecassino, dove sorge l’antica abbazia benedettina, era il punto chiave di questo sistema difensivo che consentiva di dominare le valli del Rapido e del Liri. Intorno alla città di Cassino, i tedeschi allestirono la linea di difesa: ostruivano i fiumi e ne sbarravano le rive con filo spinato.

Nei pressi di Montecassino, le squadre di lavoro fecero saltare la roccia viva, costruendo piazzole per cannoni e mitragliatrici, riparate da acciaio e cemento armato. Il contingente del Genio elaborò un piano per ricavare nella roccia ampie grotte da utilizzare come rifugio in caso di attacco aereo.

Ma, per allestire la linea Gustav, il comando militare tedesco decise di creare un ulteriore sbarramento a sud di Cassino, per consentire alle squadre di lavoro di terminare le fortificazioni. Nel tentativo di ritardare l’avanzata degli Alleati, Kesselring organizzò una resistenza lungo il fiume Volturno cercando di sfruttare le pessime condizioni atmosferiche.

Viene allestita la linea difensiva sul fiume Volturno per rallentare l’avanzata alleata

Il Volturno è un vero e proprio ostacolo naturale che si presta ottimamente a linea di difesa, poiché le lunghe piogge creano periodi di piena e rendono il terreno circostante impraticabile. Il fiume nasce in Molise tra le montagne in prossimità di Isernia, scende verso Venafro, piega a sud-est e attraversa la Campania per 45 chilometri verso Benevento. Poi, dopo aver ricevuto le acque del fiume Calore, piega a sud-ovest e attraversa una vallata, fiancheggiata da colline ricoperte di boscaglia, fino alla stretta di Triflisco, nei pressi di Capua, dove entra nella fascia costiera del Tirreno e si getta in mare.

Il Volturno diventò il punto decisivo per la realizzazione del piano tedesco per ragioni strategiche, poiché lungo questa linea i tedeschi controllavano le coste del Tirreno, nei pressi della foce del fiume, creando uno sbarramento verso l’Adriatico, dove gli Appennini impedivano il contatto con le truppe inglesi che avanzavano verso nord. Per bloccare l’avanzata degli angloamericani fino alla metà di ottobre, Kesselring difese la linea del Volturno controllando il fronte in tre settori.

La 15ª Panzer Grenadier Division difendeva un fronte di venti chilometri dalla foce del fiume fino a Triflisco. Nel settore centrale, il medio Volturno, si attestò la Panzer Hermann Göring Division che difendeva un tratto di circa 25 chilometri fino alla cittadina di Caiazzo.

Infine, la 3ª Panzer Grenadier Division, meno efficiente perché composta da soldati dei territori dell’Est europeo, controllava la zona del fiume verso l’affluente Calore, nella provincia di Benevento.

Nel frattempo, la 5ª Armata , dopo la conquista di Napoli, continuava l’avanzata verso nord a tappe forzate, poiché il comando alleato sperava di attraversare il Volturno prima che i tedeschi riuscissero a completare le fortificazioni lungo il fiume.

Ma l’idea di un attacco rapido non era realizzabile, poiché le continue piogge trasformavano le strade e i campi in distese fangose, impedendo l’uso ottimale dei carri armati. Il terreno paludoso ostacolava il concentramento delle forze, anche in virtù di decise azioni di retroguardia operate dai tedeschi.

«La linea germanica era quanto di meglio si poteva immaginare per la difesa del fiume – scriveva nelle sue memorie il comandante della 5ª Armata Mark Clark – poiché il terreno antistante al fiume era piatto e offriva scarsa copertura».

D’altra parte, le caratteristiche del terreno erano particolarmente sfavorevoli agli Alleati poiché sull’altra sponda del Volturno, insidioso per la piena, nel settore controllato dai tedeschi, si estendeva una breve zona pianeggiante circondata da numerose alture, dove i tedeschi avevano allestito le loro postazioni per difendere la riva destra del fiume.

«Vi erano settori montuosi – proseguiva Clark – dai quali il nemico poteva osservarci perfettamente e dai quali i suoi cannoni pesanti dominavano tutto il fronte».

L’attacco, previsto per il 9 ottobre, fu rinviato proprio a causa delle enormi difficoltà che incontravano le truppe angloamericane. Il piano tedesco, incentrato su una robusta linea difensiva soprattutto nella zona del medio Volturno, fu modificato dopo lo sbarco delle truppe inglesi a Termoli sull’Adriatico.

A mezzanotte del 12 ottobre 1943 inizia la dura battaglia del Volturno

L’avanzata degli inglesi preoccupava non poco i tedeschi, già impegnati a erigere fortificazioni lungo il Volturno, poiché un eventuale successo degli Alleati sul versante adriatico avrebbe potuto scavalcare e mettere in crisi la nuova linea difensiva, in fase di allestimento.

Per contrastare la testa di ponte degli inglesi a Termoli, contrariamente alla volontà del generale Vietinghoff, il feldmaresciallo Kesselring decise di spostare la sua divisione più efficiente, la Hermann Göring, verso la costa adriatica. Le divergenze all’interno del comando tedesco ritardarono notevolmente lo spostamento della poderosa unità sul versante adriatico.

Nella zona del medio Volturno, la 3ª Panzer Grenadier Division, in modo del tutto frammentario, rilevò il fronte della Hermann Göring. L’attacco della 5ª Armata contro le linee del Volturno iniziò la notte del 12 ottobre lungo tutto il corso del fiume, in modo da ingannare i tedeschi sulla direzione dell’attacco principale.

Nonostante il parere contrario del comando militare britannico, il generale Clark, comandante della 5ª Armata, decise il dispiegamento delle forze sull’intero fronte per impedire ai nemici di concentrare le difese sul punto critico: la zona del medio Volturno.

A mezzanotte del 12 ottobre, iniziò la dura battaglia del Volturno. Mentre le granate fumogene oscuravano i tratti prescelti per l’attraversamento del fiume, gli Alleati bombardarono su tutta la linea del corso d’acqua lanciando un attacco verso le alture, dove erano concentrate le postazioni nemiche. Le truppe d’assalto angloamericane lanciarono in acqua battelli e canotti, riuscendo ad attraversare il fiume e a raggiungere la riva opposta nel cuore della notte. Ma i tedeschi erano riusciti a opporre una dura resistenza intorno alla cittadina di Caiazzo, sulla riva destra del Volturno, che diventava il baluardo nel loro sistema difensivo, prolungando i combattimenti per un’altra giornata.

Le prime pattuglie alleate, che riuscirono a superare il fiume, consolidarono le teste di ponte soltanto il 14 ottobre, quando le altre unità della 5ª Armata attraversarono il Volturno. Ma le truppe tedesche, mentre preparavano la ritirata verso nord, incendiarono e saccheggiarono le abitazioni, distruggendo completamente la piccola cittadina. La popolazione, in preda al terrore, abbandonava il centro abitato rifugiandosi nei casolari di campagna, per sfuggire alla rabbiosa caccia dei soldati tedeschi.

Dopo la battaglia del Volturno, quando gli Alleati riuscirono a occupare Caiazzo, si trovarono di fronte «un cumulo di macerie che i vandali tedeschi hanno lasciato di quest’illustre cittadina, che un giorno era una delle più prospere e ridenti comunità a nord del Volturno», scrisse

Furono i cronisti di guerra americani, al seguito della 5ª Armata, a documentare le atrocità commesse dai tedeschi nei confronti dei civili. «L’antica città di Caiazzo – scriveva il New York Times – merita un’infelice nicchia nella camera degli orrori della Germania»

Bibliografia

H. Liddel Hart, Storia militare della seconda guerra mondiale, Mondadori, Milano 1996,

Raymond Cartier, La seconda guerra mondiale, Mondadori, Milano 1969,

Martin Blumenson, Attraverso il Volturno, in Storia della Seconda Guerra Mondiale, Rizzoli-Purnell, Milano 1967

Eric Morris, La guerra inutile: la campagna d’Italia 1943-1945, Longanesi, Milano 1995,

Mark Wayne Clark, Quinta Armata americana: Campagne d’Africa e d’Italia, Garzanti, Milano 1952,
Gilbert Alan Shepperd, La campagna d’Italia, 1943-1945, Garzanti, Milano 1975,

Albert Kesselring, The memoirs of Field-marshal Kesselring, Kimber, London 1953

Dante Marrocco, La guerra nel Medio Volturno nel 1943, Tipografia Laurenziana, Napoli 1974

Herbert L. Matthews, Nazist shot down Caiazzo citizens, “The New York Times”, 19 ottobre 1943.6

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