Storia Antica e Archeologia

San Vittore del Lazio – Cervaro: resti di un recinto in opera poligonale su Monte La Chiaia

Ho sempre pensato che la mole crestata di Monte La Chiaia, che si erge a mo’ di baluardo nell’estremità nord orientale della Valle del Liri, fosse strategicamente importante già in epoca antica. Da tempo, percorrendo la Casilina, lo sguardo cadeva spesso su alcuni tratti murari che si intravedevano, allineati tra loro, a poche decine di metri dalla vetta, sul versante meridionale del Monte.

E così, nelle prime due settimane di marzo, con più sopralluoghi, ho scalato il monte per verificare quello che ipotizzavo, e cioè che i tratti potevano essere quello che rimaneva di una cinta muraria in opera poligonale. Ed ora propongo qui, in anteprima, un breve articolo a riguardo, sperando di poter al più presto redigere un articolo più scientifico.

Il versante meridionale del monte, che affaccia sul paese di San Vittore Del Lazio, si presenta ripido, privo di sentieri e per lo più brullo, ad eccezione di una folta vegetazione di ampelodesma (stramma), cespugli, tra l’altro, di piccole dimensioni a causa dei frequenti incendi estivi. Il versante settentrionale, che affaccia sul paese di Cervaro, si presenta ancora più ripido del versante meridionale ed è caratterizzato da una fitta vegetazione, per lo più formata da conifere.

Sulla dorsale, caratterizzata da ammassi rocciosi, corre il confine comunale tra San Vittore del Lazio e Cervaro, entrambi in provincia di Frosinone. Questo crinale crestato, che si sviluppa prevalentemente lungo un asse che corre in direzione nordest-sudovest, mantiene una quota grossomodo costante che si attesta sui 440 metri circa.

Tra gli irti ammassi rocciosi della cresta, si generano a tratti piccoli pianori di pochi metri di larghezza. Sul punto più elevato vi è una croce, in ferro scatolare, alta più di cinque metri, posizionata il 18 marzo del 1967, come ricordato da due epigrafi cementate alla sua base. La croce fu posta in occasione della Missione dei Padri Passionisti, che si tenne dal 3 al 18 marzo del 1967, a Cervaro. Si sono osservate, inoltre, anche alcune buche trincerate relative a postazioni militari risalenti all’ultimo conflitto mondiale.

Il tratto murario individuato, che doveva far parte di un recinto in opera poligonale, è lungo, compresi i tratti lacunosi, circa 480 metri. Corre, grossomodo, in maniera parallela alla cresta, passando dai 380 metri circa di quota, a sud-ovest,a quota 400 metri circa a nord-est. Il tratto si doveva ricollegare alle estremità con le rocce di due strapiombi naturali.Il tratto murario descritto, che conserva solo pochi filari di grossi blocchi, di misure medie che si attestano sui 40 – 80 cm, per un’altezza complessiva del muro di 1,30 circa, costituisce attualmente un limite diconfine di proprietà, come è possibile vedere dalle carte catastali. A quota inferiore del lungo tratto si sono osservati alcuni muri a secco di terrazzamento.

Sul lato più a nord-est della cresta del monte, a quota 442 metri circa, l’allineamento di alcuni grossi blocchi in calcare con le rocce naturali, generano un piccolo pianoro. Tale pianoro, difeso di per sé anche dagli strapiombi naturali, doveva fungere da avvistamento e controllo della sottostante gola. Gola che si viene a formare tra il Monte stesso e Monte Sambùcaro, dove vi sono i recinti fortificati di epoca sannitica di Colle Marena Falascosa e di Sant’Eustachio. Nella gola, è ormai noto, passava l’asse protostorico che dalla Pianura Campana conduceva alla Valle Di Comino, dove abbondavano le miniere di ferro. Tale asse intersecava un altro asse protostorico che collegava la Valle Del Liri con la Valle di Venafro. Incrocio che generò, in epoca romana, il sito di Ad Flexum.

Sul versante meridionale, proprio a valle di questo piccolo pianoro difeso, a quota 350 metri circa, vi è un’area, di circa 400 metri quadri, che è caratterizzata da cocciame di vario tipo. A poche centinaia di metri, in varie direzioni, sono state segnalate da altri studiosi la presenza di ville rustiche di età romana.

Sul versante settentrionale del Monte non sono stati rinvenuti tratti murari, anche perché la fitta vegetazione non permette un’adeguata ricognizione. Però alcuni tratti murari che bordano un sentiero, che consente l’attraversamento di tutto il versante settentrionale, portano a ipotizzare che questi potessero essere in antico la chiusura della cinta, che definiamo al momento “cinta alta”.

Sul versante sud-ovest si è osservato una sorta di terrazzo inclinato che si stacca nettamente dal profilo del monte in quell’area. La ricognizione ha portato a rilevare tracce di muratura, di poco affiorante dalla vegetazione, formata da pochi blocchi in calcare di medie dimensioni. Tale circuito, lungo oltre 400 metri, ha un andamento semicircolare e si attesta su una quota media pari a 320 metri circa.

Dall’analisi delle strutture murarie, dalla lunghezza dei tratti rinvenuti, dalla quota su cui si attestano, dal controllo sulla sottostante gola di passaggio, si può avanzare l’ipotesi che i lunghi tratti murari individuati fossero da mettere in stretta correlazione con quelli di epoca sannitica presenti su Monte Sambùcaro, costituendo, così, un articolato sistema di avvistamento e difensa dell’area in questione e dell’asse protostorico che l’attraversava.

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